Thye's Lipstick

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Mercoledì 9 gennaio c’è stato il finissage al Pan della mostra NINA, nuova immagine napoletana. Finalmente ho avuto occasione di visitare la mostra, mi ero persa l’inaugurazione e nei giorni successivi tra l’inizio del nuovo lavoro e un turbinio dei più svariati eventi (feste natalizie incluse XD) non ho avuto proprio tempo!

Sono uscita un po’ prima da lavoro e ho fatto a piedi il tragitto fino a Via dei Mille, dove boutique di design contemporaneo si alternano a facciate di palazzi di inizio ‘900. Il primo ad essere costruito (da qui il suggestivo nome “Lotto Zero“) è al numero 62 di Via Filangieri, un edificio in stile eclettico dell’architetto Giulio Ulisse Arata. ADORO!

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ALLARME zona MATESE e ALTO CASERTANO

PRIMO PIANO: ALLARME zona MATESE e ALTO CASERTANO. Sta arrivando la nube tossica di diossina sprigionatasi dal rogo del sito delle Ecoballe di Bellona. Un’ altra CHERNOBYL?

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Matese- ALLARME NUBE TOSSICA di DIOSSINA in direzione dell’ ALTO CASERTANO e zona Matese. Mobilitiamoci! In queste ore grazie alla complicità del vento che sta spingendo le correnti, sta arrivando  anche da noi la una nube tossica, come il “fungo tossico di Hiroshima” sulle nostre terre dell’alto casertano e del matesino. Ci troviamo a pochi chilometri di distanza dalla città di Bellona e nessuno parla di quello che sta accadendo. Sembra che i nostri amministratori, compreso i candidati alle prossime amministrative,  siano più preoccupati per altro,  come per esempio guadagnare voti e consensi, che tutelare la salute dei cittadini. Da queste pagine, su segnalazione delle Associazioni ambientaliste desideriamo lanciare l’allarme e l’allerta. Quello che sta accadendo in queste ore é lo stesso che anni or sono, precisamente il  26 Aprile 1986 si verificò come per il disastro di Chernobyl. L’ASL Azienda Sanitaria  locale, deve disporre il divieto assoluto di sfalcio di foraggio per uso zootecnico, di raccolta, di commercializzazione e di consumo di frutta e verdura, eventualmente prodotta da colture nella zona, di utilizzo per uso irriguo di acque superficiali derivanti da canali o vasche a cielo aperto, almeno fino a quando non verranno effettuati i dovuti controlli, e pubblicizzati doverosamente, che possano escludere la presenza nell’ aria di polveri sottiliidrocarburi, diossine o altri materiali inquinanti. Pertanto “Invitiamo” gli amministratori distratti della zona dell’ alto Casertano- matesino a prendere atto su quanto sta accadendo e di predisporre i dovuti accertamenti. A Caiazzo  per esempio, il Sindaco Stefano Giaquinto in una missiva inviata alla cittadinanel giro di poche ore, ha informato i cittadini, in particolare  i tanti  preoccupati, che hanno contattato in mattinata odierna gli uffici del palazzo della cittadina caiatina per verificare lo stato dei fatti e soprattutto per conoscere il destino dei terreni e delle coltivazioni. Il lezzo e la coltre di fumo nera e densa sta difatti minacciando in queste ore non soltanto Bellona e dintorni ma anche tanti altri comuni limitrofi, Caiazzo e come si diceva, grazie alla forza del vento che sta spingendo in queste ore, la nube tossica dovrebbe arrivare anche nella zona del MATESE e dell’ Alto Casertano a pochi chilometri di distanza da Bellone e da Caiazzo. Pertanto, con la presente si domanda ai Sindaci del Territorio del Matese e dell’ Alto Casertano, di chiedere all’ Arpac, agenzia regionale ambientale, di effettuare un monitoraggio sul territorio e di informare le comunità matesine e dell’alto casertano, in ansia e seriamente preoccupate per quanto sta accadendo in queste ore. (da redazione Salute e Ambiente su segnalazione Associazioni Ambientaliste)
 
 
-Per visualizzare il resto del repotage foto a cura de “la Terra dei fuochi ” cliccare quì sopra
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per Lucia

Lettera della madre di Lucia,a 28 anni morta suicida:”Laureata con 110…voleva solo vivere in Calabria”

Posted on 17 aprile 2012 

Il 4 Aprile scorso si tolse la vita lanciandosi dal balcone della sua abitazione di Cosenza Lucia una ragazza di 28 anni. In molti pensarono “uno dei tanti casi di depressione”, uno dei tanti. Ormai la società civile (che di civile ci è rimasto ben poco) ci ha abituato a questo. Ma ci pensa la lettera inviata dalla madre al direttore de Il Quotidiano della Calabria  (clicca il link per leggere il testo completo) a smuovere coscienze o, quanto meno, a puntualizzare quanto noi già sappiamo ma che spesso e volentieri dimentichiamo o, addirittura, facciamo finta di non sapere.

“Lei sì, lei sì che si è sempre impegnata, fiduciosa nei nostri insegnamenti, sicura che  il merito avrebbe pagato.” Dice la madre nella lettera. “Il merito paga” (soprattutto al sud) è una frase altamente PERICOLOSA, perchè innesca un meccanismo di speranze che avrà degli effetti futuri distruttivi sulla persona. E’ una frase che viene raccontata ai bambini di pari passo con la figura di Babbo Natale e la Befana. Solo che si scopre la non esistenza di queste due figure verso l’età dei 10 anni, mentre la questione del merito lo si scopre dopo la laurea, verso i 25-26 anni, quando ormai il processo è irreversibile. Perchè lo studio non serve a nulla (se non per cultura personale) se poi non ti viene dato lo spazio per emergere.

Laureata in Ingegneria gestionale – continua la madre nella lettera – in condizioni molto difficili, con il massimo dei voti, 110/110, si è trovata a doversi accontentare di un lavoro che non era il suo, poco retribuito, si è trovata a doversi prendere cura della sua piccolina di appena due anni, affrontando tutte le  difficoltà che già conosciamo noi donne… e noi donne del Sud. E’ bella come il sole, la sua intelligenza non è stata scalfita neppure dal volo liberatorio, ma era sola! Ci adorava tanto quanto noi, familiari e amici, tanti, adoriamo lei, ma era sola! Aveva un solo difetto: portare un cognome anonimo e credere nella meritocrazia. Ingenua lei, colpevoli noi che sapevamo che le cose non vanno esattamente così… E’ sempre stata onesta, non ha mai cercato compromessi, si è sempre messa in discussione, troppo, e ci ha dato sempre il massimo… o forse no, perché, ne sono certa, se non l’avessimo uccisa, TUTTI, ci avrebbe dato di più. Perché lei è così, ha dato, sempre, senza neanche volerlo, così, naturalmente, come respirare, bere, vivere. Perché lei è così! 

Al sud o hai UNA RACCOMANDAZIONE, oppure vivi di stenti. C’è poco da fare. Ed ai giovani va detta questa cosa, andrebbe detta tra una lezione e l’altra di Analisi matematiche o di Diritto Privato. Almeno la gente è preparata e sa qual è la situazione da affrontare. Ma la gente, al contrario, ne è consapevole e sta zitta. Soccombe. E resta al sud in mezzo agli stenti o al massimo mestamente emigra.  Qualcuno prova ad emergere con le proprie forze ma i più soccombono. Nessuno che si incazzi a dovere. Tutti che piangiamo, ma nessuno che realmente provi a fare qualcosa di concreto. Siamo arrivati al punto che alla gente non frega neanche più di questo. Vive di quello che gli viene dato, senza chiedersi se effettivamente il corrispettivo è adeguato al prezioso tempo dedicato ad un qualsiasi lavoro.

“Cosa vogliamo fare… liquidare il suo gesto così, in maniera banale? – scrive sempre la madre – No, non è stato un gesto da imprigionare in un trafiletto in terza pagina. E’ il gesto che ogni giovane potrebbe fare, soprattutto se giovane del Sud, questo Sud divorato negli anni – quanti 150? –  da lupi famelici, da burattini – burattinai, da gente mediocre e servile, da chi chiede “per favore” ciò che dovrebbe chiedere “per diritto”, da gente incapace di governarci, da gente che bada a far quadrare i bilanci, da gente che mette al potere quei servi che dicono sempre di sì e che legano a sé con le complicità del malaffare e dei facili e lauti guadagni. No, non poteva vivere in quest’Italia asservita, e non poteva neanche allontanarsene, voleva semplicemente vivere nella sua Calabria, dov’era amata dai suoi innumerevoli amici. E’ una colpa da pagare a così caro prezzo? Se è così, giovani, andate via, andate via e abbandonate questa Terra, noi non vi vogliamo!… E voi , mamme, non consentite che questo mostruoso Leviatano divori i nostri figli. Lottiamo insieme a loro, nella legalità, per i loro diritti, e chiediamo a testa alta ciò che è loro dovuto!”

Volevi semplicemente vivere nella tua Calabria. Non era una colpa cara Lucia, era solo un’aspirazione. Che tu hai pagato a caro prezzo, così come la pagano a caro prezzo tutte quelle persone costrette ad emigrare “controvoglia” e che muoiono dentro lentamente, come in una lunga agonia che non ha mai fine.

Ciao Lucia. Da lassù prova a mettere una buona parola con il Capo per tutti quei giovani che vivono e vivranno il tuo stesso dramma interiore. Ci servirebbe proprio un miracolo.

 

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emilio

emilio

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